APPENDICE II
DAL CERIMONIALE
DEI VESCOVI



1 - BENEDIZIONI
PROPRIE DEL VESCOVO

 

 
Premesse

1946.
Il ministero della benedizione è connesso a un particolare esercizio del sacerdozio di Cristo, secondo il ruolo, specifico che compete a ciascuno in seno al popolo di Dio. Conviene pertanto che sia il vescovo a presiedere le celebrazioni che riguardano l'intera comunità diocesana e in quanto tali egli può riservarle a sé, pur non escludendo l'eventuale delega a un presbitero che le presieda in suo nome.
Il vescovo inoltre avrà cura di istruire il popolo di Dio sul genuino significato dei riti e delle preghiere di cui la Chiesa si avvale nell'impartire le benedizioni, per evitare che nelle sacre celebrazioni si insinuino elementi di superstizione o di vana credulità dannosi alla purezza della fede.


1947.
La celebrazione tipica della benedizione nei libri liturgici presenta due parti principali: la prima è la proclamazione della parola di Dio, la seconda la lode della bontà di Dio e l'implorazione del suo aiuto.

1948. Salvaguardando la struttura e l'ordine di queste parti principali, è data facoltà nei vari «Riti» di introdurre adattamenti pastorali per favorire lo scopo primario della partecipazione consapevole e attiva nelle concrete situazioni. Ogni liturgia di benedizione implica l'annuncio della salvezza, la comunione nella fede, la lode e l'invocazione di Dio; ciò anche nel caso che si benedica con un semplice segno di croce.

 

I. LA BENEDIZIONE ORDINARIA



ALLA MESSA «STAZIONALE»

1949. Al termine della Messa stazionale terminata l'orazione dopo la Comunione il vescovo mette la mitra e, allargate le braccia, saluta il popolo dicendo:

Il Signore sia con voi.

Il popolo risponde:  

E con il tuo spirito.

1950. Un diacono può invitare i presenti a ricevere la benedizione con queste parole o altre simili:

Inchinatevi per la benedizione.

1951. Il vescovo quindi benedice con una delle formule solenni proposte nel Messale, nel Pontificale o nel Rituale Romano. Mentre pronunzia le invocazioni preliminari o l'orazione, tiene le mani stese sul popolo.

Tutti rispondono:
Amen.

Quindi prende il pastorale e dice:


E la benedizione di Dio onnipotente, 

e, mentre fa un triplice segno di croce sul popolo, prosegue:

Padre X e Figlio X e Spirito X Santo,
discenda su di voi e con voi rimanga sempre.


Tutti rispondono:
Amen.


IN ALTRE CIRCOSTANZE

1952.
In altre Messe o azioni liturgiche (per es. a conclusione dei Vespri o delle Lodi, o di una processione senza il Santissimo Sacramento, ecc.), oppure anche al di fuori di azioni liturgiche, il vescovo può impartire la benedizione con una delle formule seguenti.

 

Prima forma

 

1953. Il vescovo mette la mitra, se la usa, e, allargate le braccia, saluta il popolo dicendo:

Il Signore sia con voi.

Il popolo risponde:  

E con il tuo spirito.

Quindi, tenendo le mani stese sul popolo, prosegue:


La pace di Dio, che sorpassa ogni sentimento,
               
Fil 4, 7
custodisca il vostro cuore e il vostro spirito 
nella conoscenza e nell'amore di Dio
e del suo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo.

Tutti rispondono: Amen.

Quindi il vescovo, dopo aver preso il pastorale, se lo usa, dice:

E la benedizione di Dio onnipotente,

e facendo un triplice segno di croce sul popolo prosegue:

Padre X e Figlio X e Spirito X Santo,
discenda su di voi, e con voi rimanga sempre.


Tutti rispondono:
Amen.

 

Seconda forma



1954.
Il vescovo, dopo aver salutato il popolo con le modalità indicate sopra (n. 1953), dice:

Sia benedetto il nome del Signore.

R. Ora e sempre:

Il nostro aiuto è nel nome del Signore.


R. Egli ha fatto cielo e terra

Vi benedica Dio onnipotente,
Padre
X e Figlio X e Spirito X Santo.


R.
Amen.

 

II. LA BENEDIZIONE PAPALE



1955.
Il vescovo nella sua Diocesi ha la facoltà di impartire la benedizione papale con annessa indulgenza plenaria tre volte l'anno nelle festività solenni di sua scelta, anche nel caso in cui egli non sia il celebrante della liturgia eucaristica.
Gli altri prelati equiparati dal diritto ai vescovi diocesani, anche se privi della dignità episcopale, possono, fin dall'inizio del loro servizio pastorale, impartire la benedizione papale con l'annessa indulgenza nell'ambito del loro territorio tre volte l'anno, nelle festività solenni di loro scelta.
La benedizione papale viene impartita al termine della Messa con apposito formulario. Ad essa si farà riferimento nello stesso atto penitenziale all'inizio della celebrazione eucaristica.

1956. Nella esortazione che precede l'atto penitenziale il vescovo, o un altro ministro idoneo, avverte i fedeli che al termine della Messa si impartirà la benedizione papale con l'indulgenza plenaria. Si invitano pertanto i presenti a pentirsi dei loro peccati per disporsi degnamente a celebrare l'Eucaristia e a ricevere l'indulgenza.

* Dopo una breve presentazione della liturgia del giorno i fedeli possono essere avvertiti della benedizione papale con l'indulgenza plenaria con queste parole o altre simili:

Fratelli e sorelle carissimi,
al termine di questa solenne celebrazione dell'Eucaristia, riceveremo la benedizione papale che, attingendo alla ricchezza della comunione dei santi in Cristo redentore, ci elargirà l'indulgenza plenaria con la remissione di ogni pena dovuta per i peccati.
Confessiamo dunque le nostre colpe e umiliamoci sotto la potente mano di Dio, perché ci esalti nell' ora della sua visita.

1957. A conclusione dell'atto penitenziale si userà la formula seguente:

Per i meriti e per l'intercessione
della beata sempre Vergine Maria,
dei santi Apostoli Pietro e Paolo,

[
di san N. santo del giorno o patrono]
e di tutti i santi,
Dio onnipotente e misericordioso
vi conceda un tempo favorevole
per un sincero e fruttuoso pentimento,
la continua conversione del cuore,
il rinnovamento della vita,
la perseveranza nelle opere buone,
perdoni i vostri peccati
e vi conduca alla vita eterna.

R. Amen.

1958. Nella preghiera universale o dei fedeli si inserisca sempre un'intenzione per tutta la Chiesa e in particolare per il Romano Pontefice.

1959. Terminata l'orazione dopo la comunione, il vescovo mette la mitra e, se è alla cattedra, siede. Il diacono annuncia la benedizione con queste parole o altre simili:

Il nostro venerato Padre N.,
per grazia di Dio e designazione della Sede Apostolica 
vescovo di questa santa Chiesa che è in
N.,
a nome del Romano Pontefice
impartirà la benedizione con l'indulgenza plenaria
a tutti i fedeli
che, animati da sincero pentimento,
confessati e comunicati,
hanno partecipato a questa celebrazione.
Pregate Dio per il beatissimo nostro Papa
N.,
per il nostro Vescovo
N.,
per la santa Madre Chiesa
e impegnatevi a vivere santamente
in piena comunione con Dio e con i fratelli.

1960. Poi il vescovo, in piedi, allarga le braccia e saluta il popolo dicendo:

Il Signore sia con voi.


Il popolo risponde:
 

E con il tuo spirito.


1961.
Il diacono può invitare i presenti a ricevere la benedizione con queste parole o altre simili:

Inchinatevi per la benedizione.


1962.
Il vescovo, tenendo le mani stese sul popolo, dice:
 
la formula solenne di benedizione che si trova nel Messale.


Quindi prende il pastorale e conclude dicendo:


Per intercessione dei santi apostoli Pietro e Paolo
vi benedica Dio onnipotente,

Padre
X e Figlio X e Spirito X Santo. 

R.
Amen.

1963.
Il diacono congeda il popolo nel modo consueto.
 

 

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