RITO DELLA PENITENZA



INTRODUZIONE
 

  
4. CELEBRAZIONE DEL SACRAMENTO 
DELLA PENITENZA

Luogo della celebrazione

12. Il sacramento della Penitenza si celebra nel luogo e nella sede stabiliti dal diritto.

Tempo della celebrazione

Orario opportunamente prefissato
13. La riconciliazione dei penitenti si può celebrare in qualsiasi giorno e tempo. Conviene però che i fedeli sappiano il giorno e l'ora in cui il sacerdote è disponibile per l'esercizio di questo ministero.

fuori della Messa.
S'inculchi comunque nei fedeli l'abitudine di accostarsi al sacramento della Penitenza fuori della celebrazione della Messa, e preferibilmente in ore stabilite.

La Quaresima, tempo penitenziale.
La Quaresima è il tempo più adatto per la celebrazione del sacramento della Penitenza, perché fin dal giorno delle Ceneri risuona solenne l'invito rivolto al popolo di Dio: «Convertitevi, e credete al Vangelo». È bene organizzare a più riprese, in Quaresima, varie celebrazioni penitenziali, in modo che tutti i fedeli abbiano modo di riconciliarsi con Dio e con i fratelli e di celebrare poi, rinnovati nello spirito, il triduo pasquale del Signore morto e risorto.

Vesti liturgiche

14. Quanto alle vesti liturgiche da usarsi nella celebrazione della Penitenza, si stia alle norme stabilite dagli Ordinari dei luoghi.

A. Rito per la riconciliazione
dei singoli penitenti


Preparazione del sacerdote e del penitente

15. Il sacerdote e il penitente si preparino alla celebrazione del sacramento anzitutto con la preghiera. Il sacerdote invochi lo Spirito Santo, per averne luce e carità; il penitente confronti la sua vita con l'esempio e con le parole di Cristo, e si raccomandi a Dio perché perdoni i suoi peccati.

Accoglienza del penitente

16. Il sacerdote accolga il penitente con fraterna carità ed eventualmente lo saluti con espressioni di affabile dolcezza. Quindi il penitente si fa il segno di croce, dicendo: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Anche il sacerdote può segnarsi con lui. Poi il sacerdote con una breve formula invita il penitente alla fiducia in Dio. Se il penitente è sconosciuto al confessore, è bene che gli precisi la sua condizione, il tempo trascorso dalla ultima confessione, le eventuali difficoltà della sua vita cristiana e tutto quanto può essere utile al confessore per l'esercizio del suo ministero.

Lettura della Parola di Dio

17. Quindi il sacerdote, o anche il penitente stesso, legge, secondo l'opportunità, un testo della Sacra Scrittura; la lettura però si può fare anche nella preparazione al sacramento.
È infatti la parola di Dio che illumina il fedele a conoscere i suoi peccati, lo chiama alla conversione e gl'infonde fiducia nella misericordia di Dio.

Confessione dei peccati
e accettazione della soddisfazione


18. Il penitente confessa poi i suoi peccati, cominciando, dove c'è l'uso, dalla formula della confessione generale (per es. il Confesso a Dio). Il sacerdote lo aiuti, se necessario, a fare con integrità la sua confessione, lo esorti a pentirsi sinceramente delle offese fatte a Dio, gli rivolga buoni consigli per indurlo a iniziare una vita nuova, e lo istruisca, qualora ce ne fosse bisogno, sui doveri della vita cristiana.

Se il penitente si fosse reso responsabile di danni, o avesse dato motivo di scandalo, il confessore gli ricordi il dovere di una congrua riparazione.

Quindi il sacerdote impone al penitente la soddisfazione; soddisfazione che sia non solo un'espiazione delle colpe commesse, ma anche un aiuto per iniziare una vita nuova, e un rimedio all'infermità del peccato; la soddisfazione deve quindi corrispondere, per quanto possibile, alla gravità e alla natura dei peccati accusati e può opportunamente concretarsi nella preghiera, nel rinnegamento di sé, e soprattutto nel servizio del prossimo e nelle opere di misericordia: con esse infatti si pone meglio in luce il carattere sociale sia del peccato che della sua remissione.

Preghiera del penitente e assoluzione del sacerdote

19. Fatta l'accusa e ricevuta la soddisfazione, il pe­nitente manifesta la sua contrizione e il proposito di una vita nuova, recitando una preghiera, con la quale chiede a Dio Padre perdono dei suoi peccati. È bene usare una formula composta di espressioni della sacra Scrittura.

Formula della assoluzione.
Dopo la preghiera del penitente, il sacerdote, tenendo stese le mani, o almeno la mano destra, sul capo del penitente stesso, pronunzia la formula dell'assoluzio­ne, nella quale sono essenziali le parole:

Io ti assolvo dai tuoi peccati, nel nome del
Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Dimensione trinitaria e senso ecclesiale
Nel pronunciare queste ultime parole, il sacerdote traccia sul penitente il segno di croce. La formula dell'assoluzione indica che la riconciliazione del penitente viene dalla misericordia del Padre; fa vedere il nesso fra la riconciliazione del penitente e il mistero pasquale di Cristo; sottolinea l'azione dello Spirito Santo nella remissione dei peccati; mette in luce infine l'aspetto ecclesiale del sacramento per il fatto che la riconciliazione con Dio viene richiesta e concessa mediante il ministero della Chiesa.

Rendimento di grazie e congedo del penitente

20. Ricevuta la remissione dei peccati, il penitente riconosce e confessa la misericordia di Dio e a lui rende grazie con una breve invocazione, tratta dalla sacra Scrittura; quindi il sacerdote lo congeda in pace.

Il penitente prosegue poi la sua conversione e la esprime con una vita rinnovata secondo il vangelo e sempre più ravvivata dall'amore di Dio, perché «la carità copre una moltitudine di peccati» (1 Pt 4, 8).

Rito abbreviato

21. Se una necessità pastorale lo consiglia, il sacerdote può omettere o abbreviare alcune parti del rito, purché però siano sempre conservate integralmente: la confessione dei peccati e l'accettazione della soddisfazione, l'invito alla contrizione (n. 44), la formula dell'assoluzione e quella del congedo. In caso di pericolo di morte imminente, basta che il sacerdote pronunzi le parole essenziali della formula della assoluzione, cioè: Io ti assolvo dai tuoi peccati, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

B. Rito per la riconciliazione di più penitenti
con la confessione e l'assoluzione individuale


22. Quando più penitenti si riuniscono per ottenere la riconciliazione sacramentale, è bene che vi si preparino con una celebrazione della parola di Dio.

A tale celebrazione possono però partecipare anche altri fedeli, che in altro tempo si accosteranno al sacramento.

Opportunità e vantaggi della celebrazione unitaria.
La celebrazione comune manifesta più chiaramente la natura ecclesiale della penitenza. I fedeli infatti ascoltano tutti insieme la parola di Dio, che proclama la sua misericordia e li invita alla conversione, confrontano la loro vita con la parola stessa, e si aiutano a vicenda con la preghiera. Dopo che ognuno ha confessato i suoi peccati e ha ricevuto l'assoluzione, tutti insieme lodano Dio per le meraviglie da lui compiute a favore del popolo, che egli si è acquistato son il sangue del Figlio suo.

Se necessario, ci siano a disposizione più sacerdoti, che in luoghi adatti possano ascoltare e assolvere i penitenti.

Riti iniziali

23. Quando i fedeli sono riuniti, si esegue secondo l'opportunità un canto adatto. Quindi il sacerdote saluta i fedeli, ed egli stesso o un altro ministro fa, se necessario, una breve introduzione alla celebrazione con indicazioni pratiche sul suo svolgimento concreto. Quindi invita tutti alla preghiera, e dopo una sosta di silenzio recita l'orazione.

Celebrazione della parola di Dio

24. Il sacramento della Penitenza deve prendere l'avvio dall'ascolto della parola di Dio, perché proprio con la sua parola Dio chiama a penitenza, e porta alla vera conversione del cuore.

Si possono scegliere una o più letture. Se più, s'intercali fra di esse un salmo, o un altro canto adatto, o uno spazio di silenzio, per favorire una più profonda intelligenza della parola di Dio e il conseguente assenso del cuore. Se si fa una sola lettura, è bene trarla dal vangelo.

Quanto ai criteri di scelta, si dia la preferenza a quelle letture nelle quali:

a) la parola di Dio richiama gli uomini alla conversione e a una sempre maggiore conformità a Cristo Signore;

b) viene presentato il mistero della riconciliazione mediante la morte e risurrezione di Cristo e il dono dello Spirito Santo;

c) viene riportato il giudizio di Dio sul bene e sul male nella vita degli uomini, allo scopo di illuminare la coscienza e facilitarne l'esame.

L’omelia e il suo contenuto.
25.
L'omelia, impostata sul testo della sacra Scrittura, ha lo scopo di portare i penitenti all'esame di coscienza, alla rinunzia al peccato e alla conversione a Dio. Deve quindi far comprendere ai fedeli che il peccato contro Dio si ritorce contro la comunità, contro il prossimo, contro il peccatore stesso. Si ponga quindi nel debito rilievo:

a) l'infinita misericordia di Dio, che supera tutte le nostre iniquità; per questa misericordia, Dio non cessa di chiamarci al suo cuore di Padre;

b) la necessità della penitenza interna, con la sincera disposizione che ne deriva, di riparare i danni del peccato;

c) l'aspetto sociale della grazia e del peccato, per cui gli atti dei singoli si ripercuotono in qualche modo su tutto il corpo della Chiesa;

d) l'impegno della nostra soddisfazione, che attinge la sua forza dalla soddisfazione di Cristo, ed esige anzitutto, oltre le opere di penitenza, l'esercizio della vera carità verso Dio e verso il prossimo.

Il silenzio.
26. Terminata l'omelia, si faccia un'opportuna sosta di silenzio, per dar modo ai penitenti di raccogliersi nell'esame di coscienza e muovere il cuore a una vera contrizione dei peccati. Possono prestare il loro aiuto il sacerdote stesso o il diacono o un altro ministro, che suggeriscano brevi pensieri o recitino una preghiera litanica, tenendo sempre presente l'età, la condizione, ecc., dei fedeli presenti.

Se lo si riterrà opportuno, l'esame comunitario di coscienza, come pure l'azione intesa a suscitare la contrizione, possono tener luogo dell'omelia; in questo caso, però, ci si deve chiaramente ispirare al brano della sacra Scrittura letto precedentemente.

Rito della riconciliazione

27. Su invito del diacono o di un altro ministro, tutti genuflettono o s'inchinano, e recitano la formula della confessione generale (per es. il Confesso a Dio); quindi stando in piedi, secondo l'opportunità, recitano la preghiera litanica o eseguono un canto adatto, con cui si esprima la confessione dei peccati, la contrizione del cuore, l'implorazione di perdono e la fiducia nella misericordia di Dio. Alla fine si dice il Padre nostro, che non si deve mai omettere.

28. Dopo la recita del Padre nostro, i sacerdoti si distribuiscono nei luoghi predisposti per l'ascolto delle confessioni. I penitenti che desiderano fare la confessione dei loro peccati, si recano dal sacerdote di loro scelta, e accettata la soddisfazione, ricevono dal sacerdote l'assoluzione con la formula per la riconciliazione di un singolo penitente.

29. Terminate le confessioni, i sacerdoti ritornano in presbiterio. Colui che presiede, invita tutti al rendimento di grazie, con cui i fedeli proclamano la misericordia di Dio. Ciò si può fare con un salmo, un inno o una preghiera litanica. A conclusione della celebrazione, il sacerdote recita un'orazione, a onore e lode di Dio per l'amore grande con cui ci ha amati.

Congedo del popolo

30. Terminato il ringraziamento, il sacerdote benedice i fedeli. Quindi il diacono o il sacerdote stesso congeda l'assemblea.

C. Rito per la riconciliazione di più penitenti
con la confessione e l'assoluzione generale


Disciplina dell'assoluzione generale

31. La confessione individuale e completa, con la relativa assoluzione, resta l'unico modo ordinario, grazie al quale i fedeli si riconciliano con Dio e con la Chiesa, a meno che un'impossibilità fisica o morale non li scusi da una tale confessione.

Può avvenire infatti che, per eventuali circostanze particolari, sia lecito o anche necessario impartire l'assoluzione in forma collettiva a più penitenti, senza la previa confessione individuale.

Così in cui può essere lecito o necessario impartire l’assoluzione collettiva.
Oltre i casi di pericolo di morte, è lecito assolvere sacramentalmente più fedeli insieme, che solo genericamente si sono confessati, ma sono stati opportunamente esortati al pentimento, qualora si presenti una grave necessità: se, cioè, dato il numero dei penitenti, non si ha a disposizione un numero sufficiente di confessori per ascoltare come si conviene ed entro un congruo periodo di tempo, le confessioni dei singoli penitenti, i quali di conseguenza sarebbero costretti, senza loro colpa, a rimanere a lungo privi della grazia sacramentale o della santa Comunione. La cosa può avvenire soprattutto in terra di missione, ma anche in altri luoghi o presso determinati gruppi di persone, allorché si presenta concretamente tale necessita.

Se però si possono avere a disposizione dei confessori, non è lecito servirsi di questa concessione per la sola ragione di una grande affluenza di penitenti, quale può aversi, ad esempio, in occasione di una grande festa o di un pellegrinaggio.

Giudizio riservato al Vescovo.
32. È riservato al Vescovo diocesano, d'intesa con gli altri membri della Conferenza Episcopale, giudicare se ricorrano le condizioni di cui sopra, e stabilire quindi quando sia lecito impartire l'assoluzione sacramentale in forma collettiva.

Come comportarsi in una grave necessità improvvisa.
Qualora, oltre i casi determinati dal Vescovo diocesano, si presentasse qualche altra grave necessità di impartire l'assoluzione sacramentale a più fedeli insieme, perché l'assoluzione stessa sia lecita, il sacerdote è tenuto a preavvertire, entro i limiti del possibile, l'Ordinario del luogo; se il preavviso non fosse possibile, abbia cura di informare quanto prima l'Ordinario stesso sul dato di necessità che gli si è presentato e sull'assoluzione così impartita.

Disposizioni richieste.
33. Per quel che riguarda i fedeli, perché possano usufruire dell'assoluzione sacramentale collettiva, si richiede in modo assoluto che siano ben disposti: che, cioè, ognuno si penta dei peccati commessi, proponga di evitarli, intenda riparare gli scandali e i danni eventualmente provocati, e s'impegni inoltre a confessare a tempo debito i singoli peccati gravi, di cui al momento non può fare l'accusa. Circa tali disposizioni e condizioni, richieste per la validità del sacramento, i sacerdoti devono accuratamente informare e preavvertire i loro fedeli.

Impegni che ne derivano.
34. Coloro ai quali vengono rimessi i peccati gravi mediante l'assoluzione collettiva, prima di ricevere nuovamente una tale assoluzione, devono accostarsi alla confessione auricolare, a meno che non ne siano impediti da una giusta causa. Sono però strettamente obbligati, tolto il caso di impossibilità morale, a presentarsi entro un anno al confessore. Rimane infatti in vigore anche per essi il precetto, in forza del quale ogni fedele è tenuto a confessare privatamente al sacerdote, almeno una volta all'anno, i suoi peccati, s'intende quelli gravi, non ancora specificatamente confessati.

Rito dell'assoluzione generale

35. Per la riconciliazione dei penitenti con la confessione e l'assoluzione collettiva nei casi stabiliti dal diritto, tutto si svolge come sopra, nella celebrazione della riconciliazione per più penitenti, con la confessione e l'assoluzione individuale, fatte le sole varianti che seguono:

a) Terminata l'omelia, o nel corso della omelia stessa, si avvertano i fedeli, desiderosi di ricevere l'assoluzione generale, che vi si dispongano a dovere: che, cioè, ognuno si penta dei peccati commessi, proponga di evitarli, intenda riparare gli scandali e i danni eventualmente provocati, e s'impegni inoltre a confessare a tempo debito i singoli peccati gravi, di cui al momento non può fare l'accusa; venga inoltre proposta una soddisfazione che tutti dovranno fare; i singoli poi potranno, volendo, aggiungervi qualcosa.

b) Quindi il diacono o un altro ministro o il sacerdote stesso invita i penitenti, che vogliono ricevere l'assoluzione, a indicare con qualche segno
(per es. l'inchino del capo, la genuflessione o un altro segno, secondo le norme stabilite dalle Conferenze Episcopali) questa loro volontà, e a dire insieme la formula della confessione generale (per es. il Confesso a Dio); dopo di che si può fare una preghiera litanica o eseguire un canto penitenziale; tutti poi dicono o cantano il Padre nostro come è stato detto sopra, al n. 27.

c) Quindi il sacerdote pronuncia l'invocazione con la quale si chiede la grazia dello Spirito Santo per la remissione dei peccati, si proclama la vittoria sul peccato per mezzo della morte e risurrezione di Cristo, e vien data ai penitenti l'assoluzione sacramentale.

d) In ultimo, il sacerdote invita al rendimento di grazie, come è stato detto sopra, al n. 29, e omessa l'orazione conclusiva, benedice il popolo e lo congeda.

 

 


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